Come mi sento oggi?




Lasciatemi un po' godere questo momento, passerà presto. Questa è la terza volta in meno di tre anni, che leggo dei documenti del mio datore di lavoro (il Miur) e mi commuovo. Sì proprio un misto di lacrime di gioia e voglia di ridere, quasi mi vergogno. La prima volta è stato quando ho letto il Piano Nazionale Scuola Digitale (era il 15 ottobre 2015). Ho pensato che allora non ero proprio una nerd se già dal 2008 facevo usare le tecnologie in classe e i dispositivi personali per trasformare l'aula in ambiente Byod (quando nessuno sapeva neanche come si pronunciasse questa parola). Ho intravisto tra una azione e l'altra, nascosta tra le righe, una visione. La stessa forse che mi sembrava di vivere un po' in solitudine o con pochi altri come me, trattati da una parte come positivi germi di innovazione e dall'altra come pericolosi microbi invasori. La seconda volta è stata quando ho letto il Decreto attuativo n. 62/2017 della Legge 107/2015. Anni che facevo le due di notte per creare modelli personalizzati di valutazione formativa efficaci, che facevo usare le app per l'autovalutazione, che predisponevo strategie per motivare i miei studenti ogni secondo della nostra vita insieme, che davo tempo alle emozioni perché l'apprendimento ne ha bisogno e che a tutti quelli che mi dicevano "questa è una classe impossibile" rispondevo "io le trovo persone adorabili". E poi tac: il decreto scrive e chiede esattamente quello che con pervicacia pratico da tempo e racconto con determinazione nei corsi di formazione. Terza volta, oggi. Leggo le definitive "Linee Guida per la certificazione delle competenze nel primo ciclo di istruzione": obbligatorio il compito autentico per valutare le competenze, obbligatoria la valutazione formativa, obbligatoria l'attenzione alle emozioni durante l'apprendimento. Quindi risulta che ho sempre fatto il mio dovere, quando ora sono tutti gli altri i fuorilegge. E chi glielo racconta alla collega, che mi guardava con compassione perché facevo fare i temi solo in terza media, che il tema non c'è più? Chi dice alla prof.ssa che mi spostava i banchi ogni volta che li mettevo in isole per farli lavorare in gruppo, che è lei che non sta facendo ciò, che il Ministero le chiede? Ragazzi e ragazze, ho fatto del mio meglio per vivere insieme a voi l'avventura dell'apprendimento e mi sono impegnata tantissimo, è stato meraviglioso quello che ho imparato insieme a voi. Evidentemente non ero solo io a farlo e forse è proprio così che doveva andare se ora tutti, ma proprio tutti, sono chiamati a ribaltarsi e a rimettersi in discussione. Per me, nuove sfide per il futuro. Per gli altri, rimboccatevi le maniche e al lavoro. La scuola ha bisogno di ciascuna risorsa, se vogliamo veramente cambiare il mondo e c'è tanta strada ancora da fare. Non so se i nostri figli si meritano la scuola digitale, collaborativa, a misura di persona, ma so che ne hanno veramente bisogno perché la scuola la odiano e l'odio che provano è autentico e pericoloso. E anche noi docenti abbiamo bisogno di una visione, di una motivazione, di un nuovo punto di vista. Facciamo un lavoro meraviglioso, non ce lo scordiamo mai.

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